Mastoplastica Riduttiva - Mastoplastica Additiva Roma Dr.Magliocca

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Interventi


Mastoplastica Riduttiva


 

Con ogni probabilità è l’intervento principe dal quale ha avuto inizio la chirurgia estetica delle mammelle. Ne sono state descritte tantissime varianti tecniche e l’obiettivo principale dei chirurghi è stato sempre quello di ottenere un buon rapporto forma/volume con il minor numero di cicatrici. Ebbene è questa la nota dolente dell’intervento...la cicatrice!
Quest'ultima può limitarsi a circoscrivere l'areola (cicatrice periareolare) o prolungarsi in un segmento che unisce l'areola al solco sottomammario (cicatrice verticale), ovvero prolungarsi ancora verso l'ascella (cicatrice a "L"), o infine estendersi anche verso lo sterno (cicatrice a "T invertita").
La prima tecnica (cicatrice periareolare) può apparire come la più conveniente per l'esiguità della cicatrice residua. Tuttavia è una procedura, che si può proporre soprattutto per seni abbastanza giovani, con buon tono cutaneo e con modesta necessità di riduzione. Infatti, qualora la riduzione cutanea dovesse essere marcata, si avrebbe un eccessivo schiacciamento del cono mammario ed un serio rischio di festonatura della cicatrice. Quest'ultimo fenomeno perché l'asportazione della cute in eccesso attraverso la resezione di un anello periareolare comporta la sutura finale fra due strutture circolari: areola e margine inciso, discretamente differenti in lunghezza e quindi l'ineluttabile effetto a "festone" del margine più ampio.
La seconda tecnica (cicatrice verticale), come la precedente, si è affermata negli ultimi dieci anni. Essa si basa sul principio che le resezioni cutanee responsabili delle cicatrici sottomammarie presenti nelle tecniche più tradizionali (L e T invertita) possono essere evitate perché l'elasticità tessutale è capace nel tempo di riassorbire l'eccesso cutaneo. Sta di fatto che, anche in questo caso, le caratteristiche del mantello cutaneo devono essere perlomeno buone. La tecniche con cicatrice ad "L",  risulta senz’altro la più equilibrata; Si adegua alla massima parte dei casi da trattare, sia per quanto riguarda l'età della paziente, che per quanto riguarda le caratteristiche della pelle e la quantità di riduzione richiesta.
Il tracciato cicatriziale residuo non è minimo, ma decorre nascosto dagli indumenti e soprattutto lascia completamente libero il "décolleté".
Le tecniche dell'ultimo gruppo ("T invertita") sono tuttora le più diffusamente eseguite, verosimilmente perché, impiegando un incisione simmetrica con scarse o nulle necessità di compenso, risultano procedure complessivamente più agevoli e di più rapida esecuzione rispetto alle precedenti, ma ovviamente lasciano cicatrici più evidenti.  

L’intervento ha lo scopo di ridurre, rimodellare e sollevare le mammelle. La tecnica e le cicatrice residue dipendono da paziente a paziente e sono in correllazione all’età, al fumo, alla caratteristica della ghiandola e della cute. I migliori risultati si ottengono in pazienti con cute elastica e con una ghiandola parenchimatosa e non in involuzione adiposa. La durata dell’intervento è variabile tra le due e le quattro ore, sempre in relazione al caso clinico ed alla tecnica prescelta. E’ necassaria una anestesia generale ed un giorno di ricovero. Diffidare da chi propone interventi rapidi, in anestesia locale e senza ricovero...può essere pericoloso. Il post operatorio non è in genere impegnativo, non si ha dolore e si può tornare alla vita di relazione ed al lavoro in tre giorni. Spesso è necessario mantenere un reggiseno contenitivo-correttivo per venti giorni, ovvero il tempo necessario alla cicatrizzazione della ghiandola ed alla stabilizzazione del risultato. Le complicanze dell’intervento sono rare e possono essere agevolmente controllate senza necessità di un reintervento. Le più importanti del postoperatorio immediato sono quelle comuni a tutti gli interventi chirurgici (ematoma, infezione, sofferenza vascolare del complesso areola capezzolo), ma fortunatamente si tratta di eventualità che si verifica molto raramente. Può accadere con maggiore facilità che le ferite, sottoposte a discreta tensione, non guariscano nel modo migliore, dando luogo a cicatrici piuttosto evidenti. La qualità delle cicatrici dipende dalla paziente e non dal chirurgo; la cicatrizzazione è un fenomeno dinamico e non statico e suture eseguite con la stessa tecnica, in pazienti diverse, possono dare risultati diversi. A tal proposito vale rammentare che, alcuni mesi dopo l'intervento, quando la mammella si è ormai assestata nel suo nuovo involucro, è possibile revisionare chirurgicamente (e con una banale procedura ambulatoriale) tutte le cicatrici inestetiche, sicuri, questa volta, di ottenere risultati senz'altro gratificanti. I risultati sono gratificanti per le pazienti. Il seno assume inizialmente una forma leggermente innaturale a causa della tensione cui è sottoposto il polo inferiore ed all'orientamento verso il basso delle due areole. Nei mesi successivi, l'organo si assesta nella nuova impostazione conferitagli dal chirurgo, il polo inferiore si riempie diventando più sferico, l'areola con il capezzolo ruotano verso l'alto fino a tornare nella posizione più naturale.
Il risultato conseguito è stabile, sebbene, logicamente, non ci si può attendere un arresto del normale processo di invecchiamento dell'organo. In pratica si compie un passo indietro nel tempo e si riprende ad invecchiare dalla nuova condizione conseguita.
Quanto sopra è vero per i seni ridotti a dimensioni contenute ed in donne con tessuti ancora tonici ed elastici.
Completamente diverso è il destino del seno operato quando i tessuti della paziente sono scarsamente elastici, la cute è sottile e tende facilmente a cedere. In tali soggetti, anche se giovanissimi, c'è da attendersi un cedimento piuttosto precoce dell'intera struttura mammaria, ma soprattutto delle cicatrici che si possono allargare anche in misura importante.

Il costo dell’intervento, sebbene influenzato dai tempi operatori e dai farmaci impiegati, può essere compreso tra i 4000 ed i 7000 euro.

 
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